Archivio mensile:Ottobre 2014

Tecniche di addestramento e di recupero

di Antonio Agus

 

Come facciamo a valutare una tecnica (di addestramento o di rieducazione)?

La tecnica perfetta e definitiva non mi risulta sia stata ancora inventata. Ogni educatore, trainer, istruttore, cagnaro…. Ha il suo sistema “preferito” perché, di fondo, i sistemi per ottenere un certo risultato possono sempre essere più di uno, ma qual è il migliore? Come si fa a riconoscerlo? Quali sono gli aspetti da considerare?

Specialmente per chi è da poco in cinofilia, è facile restare abbagliati da sistemi ben infiocchettati e presentati con fare sapiente, spiegazioni affascinanti e teorie che vanno a smontare tutti gli altri sistemi perché li si etichetta come inefficaci, eticamente (o etologicamente) scorretti.

Certo, a volte sarebbe sufficiente accorgersi che intorno è pieno di casi risolti con successo anche con altre tecniche, tuttavia a volte è più comodo e facile mettere i paraocchi e credere di avere trovato la Verità, quella con V maiuscola appunto.

Ci sono persone che “rinnegano” sistemi che esse stesse hanno utilizzato o visto utilizzare con successo ma sono tantissime, e forse anche di più, quelle che rifiutano e attaccano sistemi di cui hanno solo sentito parlare.

Proviamo a vedere in modo semplice quali sono gli aspetti da prendere in considerazione per valutare una tecnica.

  1. EFFICACIA

Può essere la tecnica più bella ed etica del mondo, ma se non funziona non serve a nulla. Una tecnica è efficace se mi permette di ottenere il risultato che mi sono prefissato.
L’efficacia poi può considerare diversi elementi come la velocità con cui otteniamo il risultato, il livello di performance (velocità e precisione nell’esecuzione del comportamento da parte del cane), l’affidabilità (dobbiamo essere il più possibile certi che il cane compia quel comportamento quando gli verrà richiesto, a prescindere da distrazioni esterne).

  1. EFFETTI SUL CANE

Non è sempre possibile lavorare senza creare dei disagi al cane specialmente nei casi di recupero, tuttavia è certamente assurdo mettere pressione per insegnare degli esercizi dato che è possibile farlo senza. Lo scopo dell’addestramento (non parliamo quindi di recupero comportamentale) è far lavorare il cane nel modo più piacevole possibile. Per lui la sessione di lavoro deve essere un momento speciale e divertente.

  1. FLESSIBILITA’

La tecnica può essere utilizzata in contesti differenti? Può subire delle variazioni in base alla situazione? Una tecnica troppo “rigida” è molto limitante.

  1. SEMPLICITA’

Le cose più semplici sono spesso le migliori ma, a parte questo, dobbiamo ricordare che la maggior parte delle volte non lavoriamo solo con i cani, ma anche con i proprietari. Il nostro scopo non è confezionare il cane e riconsegnarlo al proprietario, ma dare prima di tutto a lui degli strumenti per poter lavorare con il suo cane. Lavorare solo con il cane è “facile”, far funzionare la coppia cane conduttore è la vera sfida, ma è anche il dovere di un educatore/istruttore.

 

A volte si dovrebbe fare attenzione a dare giudizi etici su una tecnica.

Ora semplifico al massimo il concetto e gli esempi, l’argomento andrebbe discusso molto più in profondità quindi prendete ciò che scrivo con le pinze, ma chi può permettersi di dire che somministrare dei farmaci sia più etico che usare una punizione positiva nel momento in cui con questa si va a risolvere comunque il problema? Chi può dire che mettere pressione al cane per insegnare un esercizio sia più giusto che usare uno stimolo?

Quando abbiamo a che fare con problemi comportamentali, più in fretta li risolviamo meglio è, perché spesso ci sono situazioni di grosso disagio e anche di pericolo per il cane e per i proprietari. Quando abbiamo invece a che fare con esercizi di qualsiasi tipo, credo che la cosa più importante sia il piacere del cane nelle sessioni di lavoro, poi a seconda delle esigenze (cambieranno fra un cane da sport e un cane da corso base) la velocità con cui otteniamo il risultato e il livello di performance, sempre ricordando che dovrà essere il conduttore a farlo!

Io credo che non esista LA TECNICA, ma esistono tecniche che devono essere applicate a seconda del contesto, del soggetto cane, del soggetto persona, del fine da raggiungere.

Più tecniche impariamo più potremo essere efficaci.

Molta attenzione va posta sul capire a fondo le tecniche, capirne ogni passaggio e saperle anche adattare, trasformare, metterci del nostro perché stiamo lavorando con esseri viventi, non con automi.

Non dobbiamo mai dimenticare che alla base di tutto ci deve essere la costruzione di un buon rapporto cane-conduttore. Insegnare esercizi e costruire rapporto sono due cose distinte ma, se gli esercizi li costruiamo in modo piacevole per il cane, sfruttando al meglio ogni strumento a nostra disposizione, anche il rapporto ne gioverà.

Quello che consiglio è:

  1. Usate la tecnica che vi permette di ottenere il risultato nel modo più piacevole per il cane, veloce e preciso. Se posso ottenere un risultato in una settimana e in modo piacevole, perché ci devo impiegare un mese quando invece avrei potuto impiegare quel tempo per lavorare su altro? Naturalmente non avrebbe senso.
  1. Andate ad eliminare il prima possibile eventuali aiuti, specialmente esche. Queste devono servire solo all’inizio per rendere la vita più semplice e possibile a cane e conduttore. Ci permettono di insegnare qualcosa in modo estremamente preciso, veloce e piacevole per il cane, ma l’esca poi va eliminata al più presto;
  1. Ricordate il rapporto! Il cane mentre impara a fare qualcosa dovrà trovarlo sempre più gratificante perché lo farà con il proprietario, perché diventerà un momento di condivisione, di gioco e sarà del tempo di qualità passato insieme.
  1. Guardate con chi avete a che fare. Ci sono tecniche che per molti proprietari non vanno bene, tecniche che non vanno bene per alcuni cani e altre che non vanno bene per il particolare binomio.

 

Personalmente quasi sempre utilizzo più tecniche contemporaneamente e per ogni binomio deve comunque essere “cucito un vestito” su misura.

Poi si sa, ci sono i modelli, facili da vestire perché qualsiasi abito lo indossano perfettamente, ci sono persone che possono indossare bene solo un certo tipo di abito e anche quelle difficili da vestire. Noi educatori e istruttori dobbiamo fare del nostro meglio e saper cucire più stili. Se sappiamo fare solo canottiere o solo smoking, non andremo molto lontano.

L’alimentazione del cane

Dal seminario tenuto dalla
dott.ssa Rebecca Ricci e dalla dott.ssa Liviana Prola

Premessa: le 2 relatrici sono 2 docenti delle università di Padova e Torino che si occupano esclusivamente di alimentazione. Entrambe lavorano anche in studio dove si occupano di formulare diete ai clienti in base alle richieste e alle necessità: cani obesi, cani allergici, cani intolleranti, cani sportivi o di forze dell’ordine. Sulla base delle necessità e delle richieste valutano sia cibi industriali che casalinghi e anche misti.
Entrambe si occupano anche di ricerca e analisi.

Crocchette: tutte le crocchette vendute in europa, sia prodotte che importate, devono per legge avere dei requisiti minimi che le rendano complete dal punto di vista alimentare (poi ci sono quelle che rispettano i criteri minimi e quelle invece migliori) e tutti gli ingredienti devono provenire dalla filiera di lavorazione dei prodotti umani. Questo significa che non possono, come in altri paesi, esserci carni o cereali prodotti apposta per i cibi per cani. Naturalmente ci sono enormi differenze fra i cibi da supermercato e i prodotti superpremium e anche qui ci possono essere distinzioni sulla qualità delle materie prime (esattamente come c’è differenza fra la carne del mc donald ed una fiorentina!).

Dieta vegetariana: da evitare. Il cane necessita di proteine animali.

Dieta casalinga: va benissimo ma è di difficilissima preparazione. Le 2 vet la usano spesso quando devono fare diete ad esclusione in caso di intolleranze o allergie, ma spesso anche per clienti che semplicemente fanno questa scelta. Pressochè tutti quelli che fanno il “fai da te” finiscono per fornire diete sbilanciate al cane in quanto vengono generalmente considerati meno di 10 elementi sugli oltre 40 fondamentali da considerare nella formulazione. Di solito si guardano proteine, carboidrati, fibre e grassi, raramente anche calcio e fosforo, ma ci sono anche tutti i minerali, rame e zinco, alcune vitamine come la D che in molti casi, nella dieta fai da te è stata trovata sia carente che in eccesso anche fino a 10 volte, con gravi danni per la salute. Ci sono poi casi di ormoni tiroidei assunti perché venivano usati colli dell’animale senza aver asportato le ghiandole, ecc.
Sostanzialmente calibrare una dieta bilanciata per un soggetto è talmente complesso che le stesse vet sono costrette ad utilizzare per i calcoli un software apposito creato dall’università di veterinaria che tiene conto del REALE fabbisogno e considerando TUTTI gli elementi.
Basti pensare che un pezzo di carne di uno stesso bovino, a seconda del taglio, può fornire elementi differenti ed in quantità diverse.
Tra l’altro, fondamentale della dieta casalinga, è usare prodotti di buona qualità e non scarti di macello, e questo comporta una spesa non indifferente.
Infine, cani con dieta casalinga, devono essere sottoposti a controlli frequenti proprio perché, nonostante tutti gli accorgimenti, una formulazione bilanciata è davvero difficile.

Dieta BARF: valgono gli stessi problemi della dieta casalinga con in aggiunta alcuni elementi:
1. Le ossa non dovrebbero MAI essere date intere. Da intere infatti non è assolutamente possibile calcolare la quantità reale di calcio assorbito e sia una carenza che un eccesso di calcio sono molto pericolosi anche nei cani adulti. Viene consigliato l’uso di ossa tritate o in polvere, le quali permettono una certa precisione nel calcolo del calcio fornito e inoltre evitano il rischio di lacerazioni che, nonostante i barfisti neghino, capitano e non poi così di rado anche con le ossa crude.
2. L’unica carne sicura da somministrare cruda è quella di bovino. Secondo le leggi italiane infatti, essendo questa carne spesso usata cruda anche dalle persone, è l’unica che per legge deve essere priva di batteri. Altre carni ed in particolare pollo, tacchino e maiale sono pericolosissime crude in quanto la legislazione non prevede che siano vendute prive di batteri dato che si sa che devono essere ben cotte.
3. Non esistono riscontri scientifici che dimostrino che la Barf dia qualche beneficio in più rispetto alla cucina cotta, nemmeno in paesi come la Germania in cui la Barf è molto più diffusa.
Tale diffusione è dovuta al fascino del “ritorno alle origini”, senza però considerare, oltre alla difficoltà della dieta bilanciata come per la dieta casalinga ma cotta, gli alti fattori di rischio e una evidenza lampante: la assoluta maggiore longevità dei cani di oggi.

Allergie: le allergie alimentari sono dovute solo ed esclusivamente a proteine (anche i cereali contengono proteine!). I fattori che possono scatenare allergie sono:
1. predisposizione genetica;
2. qualità e assimilabilità della proteina;
3. Esposizione all’allergene. Nel caso del pollo ad esempio, oggi ci sono molti cani allergici per il semplice fatto che il pollo oggi è uno dei principali alimenti nella dieta del cane. In sostanza, mangiando costantemente pollo, e più probabile che sviluppi un’allergia rispetto ad altri alimenti che mangia raramente. Il rischio aumenta se le proteine del pollo sono di bassa qualità, si riduce invece nel caso di proteine “lavorate”. Il problema è che una volta sviluppata l’allergia, anche passando al pollo di buona qualità, il problema permane. Lo stesso discorso vale anche per i cereali e gli altri alimenti.
Negli USA, nelle persone, c’è un altissimo tasso di allergie agli arachidi, questo perché loro fanno larghissimo uso di burro di arachidi e simili e si sono quindi sensibilizzati a questo allergene.
Nel caso di cani predisposti, passare da una proteina a cui hanno ormai sviluppato un’allergia ad una nuova, potrebbe comunque portare a sviluppare, con il tempo, allergia anche a quella nuova. Si vedrà dunque un miglioramento iniziale ma poi ritornerà il problema.

Curiosità:
I cani sono intolleranti al lattosio ma ad esempio il formaggio grana o la ricotta ne sono praticamente privi;

Nei cani a pelo nero, schiarimenti possono essere legati ad una carenza di rame, zinco o tirosina. Generalmente i pet food super premium ne contengono a sufficienza ma ci sono casi di soggetti che ne necessitano in maggior quantità.

“Motivazione: dove c’è una volontà, c’è un modo”

di Roger Abrantes

“Motivazione è un termine che tutti noi utilizziamo e riteniamo che chiunque lo capisca. Noi, come anche altri,pensiamo di conoscerne il significato, ma sappiamo davvero cos’è la motivazione?

Motivazione è un termine difficile, a partire dalla sua definizione. Per lo scopo attuale, la definiremo come ciò che porta l’animale a fare ciò che fa, la somma di tutti i fattori (interni ed esterni) che portano un organismo a comportarsi in un modo orientato al raggiungimento di un obiettivo. Per lo meno, ora sapete che cosa intendo (e cosa non intendo).

La visione tradizionale della motivazione parte da un semplice principio di feedback. Il cervello percepisce un cambiamento nello stato interno dell’animale e questo comporta un aumento dell’impulso dell’animale ad avere il comportamento appropriato. L’impulso provoca un comportamento appetitivo e di consumo, inclusa la ricerca di appropriati stimoli esterni. Quando l’animale trova tali stimoli avviene un’attività come bere o mangiare. Questa è una spiegazione anche troppo semplificata e include termini già in sé difficili da definire – ad esempio gli impulsi – ma è sufficiente come punto di partenza.

Non esiste una singola teoria della motivazione, ma è chiara la tendenza generale. Alcuni ricercatori sono stati pronti a sottolineare che la motivazione è volta a ridurre la stimolazione al minor livello possibile. Un organismo, quindi, cerca il comportamento che ha maggiori possibilità di causare uno stato di non stimolazione. Le recenti teorie della motivazione, tuttavia, dipingono gli animali come esseri che cercano di ottimizzare la stimolazione più che minimizzarla (o massimizzarla). Queste teorie spiegano il comportamento esplorativo, la curiosità e il comportamento volto alla ricerca della varietà.

Il concetto di motivazione è pertinente negli schemi comunicativi. Non esiste comportamento privo di motivazione, eccetto i riflessi prettamente Pavloviani – un’affermazione anch’essa discutibile. La motivazione è decisiva nei vari comportamenti che gli animali utilizzano come mezzi di comunicazione e nei processi di apprendimento.

La teoria dell’istinto sostiene chela motivazione dipende dalla costituzione biologica di un organismo. Glianimali nascono con una conoscenza specifica, preprogrammata e innata su comesopravvivere e riprodursi. Darwin ha spiegato la sopravvivenza di un organismocome il risultato dell’istinto di sopravvivenza e i primi comportamentisti hannofatto ricorso anche agli istinti per spiegare la motivazione.

L’etologia, che comprende i lavori di Konrad Lorenz, Nikolaas Tinbergen, Karl von Frisch, ed IrenausEibl-Eibesfeldt, ha definito gli istinti come comportamenti e reazioni non appresi. La teoria della riduzione dell’impulso sostiene che gli animali hanno bisogni che li spingono a comportarsi in modi specifici. Gli impulsi sono stati interni di arousal, ad esempio la fame e la sete, che l’organismo cerca di ridurre – l’organismo tenta di ristabilire l’omeostasi. L’approccio dei primi etologi, pur non essendo più pienamente soddisfacente, è ancora utile per comprendere il comportamento a un particolare livello.

Spiegare il comportamento intermini di istinto si è dimostrata un’idea insostenibile, perché era sempre possibile coniare un nuovo istinto per motivare un comportamento inesplicabile. La sociobiologia ha cercato di porvi rimedio e partendo dalle teorie etologiche sull’istinto, ha aggiunto alla motivazione un’importante componente genetica.
La teoria della regolazione fisiologica spiega la motivazione in termini di processi complessi del sistemanervoso.

Il consenso, oggi, sembra ruotare intorno all’idea che pur sapendo più o meno cosa s’intende per motivazione, non è possibile spiegare in modo esaustivo tutti i fattori che la determinano. Prudenza nel giudicare e apertura mentale sembrano essere, quindi, in questo momento, consigliabili inquesto ambito.