Archivio mensile:Giugno 2018

Lo “stress” e i cani

Leggo sempre più frequentemente post e commenti in cui si condanna come se fosse il male assoluto o quasi ogni forma di attività/situazione che metta un cane in una situazione “”stressante”.

Personalmente trovo che nulla possa giustificare questo atteggiamento che vorrebbe i cani protetti da campane di vetro, tenuti lontani da qualsiasi situazione stressante.
“Tutta la vita è risolvere problemi” ha scritto il filosofo della scienza Karl Popper, ed è proprio così.

Siamo programmati per risolvere problemi, per superare ostacoli e raggiungere obiettivi, e farlo, attivarci e lavorare per raggiungere uno scopo, ci fa stare bene e la cosa avviene anche negli altri animali come i topi, i cavalli e naturalmente i cani.
Quello che accade è che ogni qualvolta ci si impegna e si riesce ad uscire da una situazione difficile o ad ottenere il risultato che si desidera, i livelli di dopamina nel sangue aumentano e questo provoca soddisfazione. A questo punto l’organismo tenterà di trovare altre situazioni per ottenere una nuova scarica di dopamina che viene considerato l’ ”ormone dell’apprendimento”, proprio perché è quello che spinge ad imparare strategie per risolvere problemi.
In un esperimento del 1991 (Salamone et al.) dei ratti messi in condizione di ottenere cibo senza fare nulla o di scegliere di “lavorare” per ottenere cibo più buono, optavano per questa seconda opzione. Se però veniva inibito l’effetto della dopamina, i ratti smettevano di “lavorare” per ottenere il cibo migliore e si accontentavano di quello a disposizione. Insomma, il maggior piacere era dato dal lavoro più che dal cibo stesso.
Un altro studio, sui cavalli, ha mostrato come i livelli di dopamina nel sangue schizzassero in alto quando l’animale riusciva a trovare una soluzione ad una situazione di lieve disagio (S.D. McBride et al. / Applied Animal Behaviour Science 190 (2017) 90–101).

Lo stesso avviene nei nostri cani quando devono capire e impegnarsi per ottenere un premio che desiderano, o quando nelle classi di socializzazione cercano una soluzione per uscire da una situazione difficile con un loro conspecifico. Lo scopo di una classe di socializzazione non è mettere un cane in una situazione idilliaca di pace e amore; durante una passeggiata, salvo che il cane viva in una campana di vetro, gli potrà capitare di trovarsi davanti ad uno o più cani liberi sconosciuti e magari non ottimamente socializzati, perché la vita reale non è perfetta. Ecco perché in una classe diventa fondamentale creare delle situazioni anche impegnative ma controllate in cui i cani abbiano la possibilità di sviluppare nuove strategie utili ed efficaci nella vita reale, permettendo loro di provare la gratificazione data dalla dopamina e di accrescere la propria autostima.
 
​​L’idea proposta da certa “cinofilia” contraria all’addestramento perché non rispettoso della personalità del cane, o che vorrebbe tenerlo al riparo da ogni stress, non ha a mio avviso nessuna giustificazione etologica o biologica.
Non solo tutti i cani provano piacere dall’essere messi in condizione di “lavorare”, ma per alcuni cani il lavoro è una vera e propria necessità perché, citando Coppinger “Le razze differiscono non solo per conformazione, dimensioni, muscoli, ossa e capelli, ma anche neurologicamente e ormonalmente.”
Arons e Shoemaker analizzando alcune razze hanno individuato delle correlazioni fra modello e schemi motori e modelli di neurotrasmettitori nel cervello.
In sostanza possiamo dire che maggiore sarà la predisposizione di un cane a svolgere determinati compiti, più il suo sistema ormonale sarà predisposto a produrre dopamina nello svolgimento di quei compiti e più il cane sentirà il bisogno di svolgerli ancora. Se non  viene loro data la possibilità di farlo, cercheranno comportamenti alternativi che spesso divento problemi per i proprietari.
I cani sono nati come partner di lavoro dell’uomo, rispettarli significa accettare questo fatto e permettere loro di continuare a svolgere delle attività al nostro fianco in modo tale da poter soddisfare i loro bisogni.
Certo, c’è una grande differenza fa un cane da guardia e un cane da pastore o un cane da caccia, e di questo va tenuto conto.
Nulla però può andare a giustificare l’atteggiamento ultra protezionista di chi vorrebbe i cani non addestrati e lontani da ogni stress, nella vita serve anche quello e, in generale, serve sempre equilibrio.