Questa quarantena forzata, quando terminerà, tra i vari strascichi che si porterà dietro ve ne sono anche per i nostri amici a 4 zampe, in particolar modo per i cuccioli.
Moltissimi proprietari di cuccioli adottati all’inizio della quarantena si troveranno ad avere a che fare con due grossi problemi: la mancata socializzazione e abitudine agli stimoli ambientali, e la mancata abitudine del cane a stare casa da solo.
Importanza di una corretta socializzazione e abitudine agli stimoli ambientali in età precoce
Numerosi studi hanno ormai dimostrato la correlazione fra età di adozione (con conseguente lavoro di socializzazione e abitudine agli stimoli ambientali) e problemi comportamentali, sottolineando dunque la necessità di iniziare un percorso adeguato fin dai 60 giorni di vita del cucciolo.
Lo studio più recente, condotto da Olli Jokinen, David Appleby, Sofi Sandbacka-Saxén, Tuulia Appleby, Anna Valros dell’Università di Helsinki, (leggi l’articolo completo sullo studio) ha confrontato cani adulti adottati a 6-7 settimane (6-7), 8 settimane (8), 9-12 settimane (9-12) e a 13-16 settimane (13-16) in relazione a comportamenti di evitamento, ringhio, snapping verso sconosciuti fuori casa e dentro casa e verso cani sconosciuti fuori di casa.
I cani adottati dopo le 8 settimane, ovvero quelli adottati a 9-12 e a 13-16 settimane, hanno avuto una frequenza superiore alle aspettative di comportamenti aggressivi e di evitamento rispetto ai cani adottati in altre fasce di età.
Nello studio effettuato, la maggiore età di adozione è risultata essere collegata ad una maggiore frequenza di comportamenti aggressivi/di evitamento verso persone e cani sconosciuti, sia all’interno che all’esterno dell’abitazione dei cani adulti, un dato che conferma le scoperte precedenti. Appleby et al. (2002) avevano mostrato che i cani adulti adottati dalle 8 settimane in poi da ambienti materni misti erano più propensi a mostrare aggressività verso persone sconosciute fuori casa. Sterry et al. (2005) hanno scoperto che i cani portati alle Puppy classes e adottati prima di 8 settimane avevano una minor tendenza all’aggressività e all’evitamento nei confronti di cani sconosciuti ed era meno probabile che ringhiassero o evitassero ospiti in casa rispetto ai cani portati alle Puppy classes ma adottati a 8 settimane o più.
La capacità di mantenere uno stato di equilibrio emotivo (omeostasi) e quindi di affrontare un ambiente nuovo e vario dimostrando un comportamento fiducioso, è influenzato sia da fattori genetici che ambientali. Riguardo questi ultimi si parla di periodo sensibile, quello cioè durante il quale vi è nell’animale una maggior predisposizione ad avvicinarsi verso persone, cani e oggetti sconosciuti in modo fiducioso, periodo che indicativamente andrebbe dalle 2,5 alle 14 settimane ma secondo studi più recenti questo periodo sarebbe ancora più breve e raggiunge il suo picco fra le 4 e le 8 settimane (Pfaffenberger and Scott, 1976; Markwell and Thorne, 1987; McCune et al., 1995; Appleby, 1999).
Anche se parliamo di età di adozione, in realtà l’aspetto realmente importante non è solo a quale età il cucciolo viene portato a casa, ma a quale età inizia a poter vivere delle corrette esperienze di socializzazione e di conoscenza di nuovi ambienti, e la risposta è già dai 60 giorni.
Chi si è portato a casa il cucciolo all’inizio della quarantena, anche ammettendo che avesse solo 60 giorni, si ritrova ora con un cane abituato solamente all’ambiente domestico e a ciò che si trova fino a circa 200 metri da casa sua, e tutto il resto è un mondo sconosciuto. Anche chi abita in città si è trovato con strade quasi deserte, pochissimo traffico e il cucciolo potrebbe non aver avuto modo di fare tutte quelle esperienze necessarie per diventare un adulto equilibrato e rilassato nel mondo che lo circonderà.
Cosa possono fare i proprietari per limitare i danni? Sbizzarrirsi con le cose che possono avere in casa e in garage per stimolare il cucciolo. Farlo camminare su superfici irregolari e rumorose (anche la carta stagnola che si usa in cucina), delle grate in garage, costruire piccoli percorsi rumorosi sfruttando pentole e coperchi, scaricare da internet registrazioni di traffico, clacson, spari…. Insomma, l’obiettivo è ingegnarsi per sottoporre il cucciolo in modo graduale e sempre positivo, a quanti più stimoli possibili, in modo da favorire lo sviluppo di una maggiore capacità di adattamento alle novità.
Il tutto, come sempre, andrebbe fatto “accompagnati” da un educatore che, grazie alla tecnologia, può aiutare i proprietari attraverso sessioni di consulenza a distanza.
Stando alle notizie dei telegiornali, ci stiamo avviando verso una lenta e graduale riapertura delle attività e quindi verso la normalità. Sarà di estrema importanza per i proprietari accompagnare i cuccioli in modo ancora più graduale alla scoperta del mondo “normale”. Quello che andrà evitato nel modo più assoluto sarà catapultare un cucciolo che ha vissuto due mesi in quarantena nel caos delle città che saranno tornate trafficate, perché il cane potrebbe sviluppare delle forti paure nei confronti di questi nuovi e intensi stimoli ambientali.
Non meno importante dell’abitudine ai rumori delle città, è la socializzazione con altri cani e con persone estranee.
Innanzi tutto va sempre ricordata la distinzione tra l’essere socievoli e l’essere ben socializzati: un cane che salta addosso a tutti quelli che incontra (altri cani o persone) potrà essere molto socievole ma non è ben socializzato, e il suo comportamento potrebbe prima o poi portare anche a conseguenze spiacevoli.
Dobbiamo quindi evitare, terminata la quarantena, di portare i cuccioli a giocare con tutti i cani che si troveranno nelle aree cani che, da sempre, sono pessimi posti per una corretta socializzazione, e saranno ancora peggio alla fine di questo periodo a causa dell’isolamento prolungato a cui sono stati sottoposti i cani.
Il secondo problema è l’abitudine del cane a stare a casa da solo
Il problema in questo caso potrebbe non riguardare solo i cuccioli ma anche i cani adulti che, per due mesi, si sono trovati a vivere 24 ore su 24 con i loro proprietari vicini, con routine completamente stravolte e che di punto in bianco si ritroveranno costretti a restare da soli per molte ore.
Va ricordato che il cane è un animale sociale e restare da solo dunque non è per nulla naturale, tuttavia sono capaci di impararlo e di vivere in serenità anche questi momenti di solitudine. Come per l’abitudine agli stimoli anche in questo caso serve però gradualità, cercando di lasciare il cane da solo per un tempo breve che andrà poi mano a mano aumentato. Sarebbe quindi necessario iniziare a lasciare il cane da solo prima di tornare a lavorare, anche solo il tempo di uscire di casa per gettare la spazzatura, ma facendo uscire tutti i membri della famiglia.
Va posta molta attenzione in particolare verso i cani che tendono a seguire i proprietari per tutta la casa in ogni spostamento, che dormono sul letto o comunque in stanza, che mostrano quindi dei segnali di “dipendenza” dal proprietario che potrebbero diventare un serio problema nel momento in cui verranno lasciati da soli. Prima di scoprire di avere un problema serio, conviene rivolgersi ad un bravo educatore che potrà aiutare i proprietari e i loro cani a prepararsi in modo adeguato a questa separazione.