di Roger Abrantes
“Motivazione è un termine che tutti noi utilizziamo e riteniamo che chiunque lo capisca. Noi, come anche altri,pensiamo di conoscerne il significato, ma sappiamo davvero cos’è la motivazione?
Motivazione è un termine difficile, a partire dalla sua definizione. Per lo scopo attuale, la definiremo come ciò che porta l’animale a fare ciò che fa, la somma di tutti i fattori (interni ed esterni) che portano un organismo a comportarsi in un modo orientato al raggiungimento di un obiettivo. Per lo meno, ora sapete che cosa intendo (e cosa non intendo).
La visione tradizionale della motivazione parte da un semplice principio di feedback. Il cervello percepisce un cambiamento nello stato interno dell’animale e questo comporta un aumento dell’impulso dell’animale ad avere il comportamento appropriato. L’impulso provoca un comportamento appetitivo e di consumo, inclusa la ricerca di appropriati stimoli esterni. Quando l’animale trova tali stimoli avviene un’attività come bere o mangiare. Questa è una spiegazione anche troppo semplificata e include termini già in sé difficili da definire – ad esempio gli impulsi – ma è sufficiente come punto di partenza.
Non esiste una singola teoria della motivazione, ma è chiara la tendenza generale. Alcuni ricercatori sono stati pronti a sottolineare che la motivazione è volta a ridurre la stimolazione al minor livello possibile. Un organismo, quindi, cerca il comportamento che ha maggiori possibilità di causare uno stato di non stimolazione. Le recenti teorie della motivazione, tuttavia, dipingono gli animali come esseri che cercano di ottimizzare la stimolazione più che minimizzarla (o massimizzarla). Queste teorie spiegano il comportamento esplorativo, la curiosità e il comportamento volto alla ricerca della varietà.
Il concetto di motivazione è pertinente negli schemi comunicativi. Non esiste comportamento privo di motivazione, eccetto i riflessi prettamente Pavloviani – un’affermazione anch’essa discutibile. La motivazione è decisiva nei vari comportamenti che gli animali utilizzano come mezzi di comunicazione e nei processi di apprendimento.
La teoria dell’istinto sostiene chela motivazione dipende dalla costituzione biologica di un organismo. Glianimali nascono con una conoscenza specifica, preprogrammata e innata su comesopravvivere e riprodursi. Darwin ha spiegato la sopravvivenza di un organismocome il risultato dell’istinto di sopravvivenza e i primi comportamentisti hannofatto ricorso anche agli istinti per spiegare la motivazione.
L’etologia, che comprende i lavori di Konrad Lorenz, Nikolaas Tinbergen, Karl von Frisch, ed IrenausEibl-Eibesfeldt, ha definito gli istinti come comportamenti e reazioni non appresi. La teoria della riduzione dell’impulso sostiene che gli animali hanno bisogni che li spingono a comportarsi in modi specifici. Gli impulsi sono stati interni di arousal, ad esempio la fame e la sete, che l’organismo cerca di ridurre – l’organismo tenta di ristabilire l’omeostasi. L’approccio dei primi etologi, pur non essendo più pienamente soddisfacente, è ancora utile per comprendere il comportamento a un particolare livello.
Spiegare il comportamento intermini di istinto si è dimostrata un’idea insostenibile, perché era sempre possibile coniare un nuovo istinto per motivare un comportamento inesplicabile. La sociobiologia ha cercato di porvi rimedio e partendo dalle teorie etologiche sull’istinto, ha aggiunto alla motivazione un’importante componente genetica.
La teoria della regolazione fisiologica spiega la motivazione in termini di processi complessi del sistemanervoso.
Il consenso, oggi, sembra ruotare intorno all’idea che pur sapendo più o meno cosa s’intende per motivazione, non è possibile spiegare in modo esaustivo tutti i fattori che la determinano. Prudenza nel giudicare e apertura mentale sembrano essere, quindi, in questo momento, consigliabili inquesto ambito.”